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Musica

Il Premio Tenco, Achille Lauro e la musica sacra

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In un certo senso, Calcio e Musica sono simili. Entrambe hanno i propri fan e il proprio “tifo”, le rivalità (tanto tra squadre quanto tra artisti – e senza scordarne i supporter!) e ovviamente entrambe generano sistematicamente polemiche.

La differenza però tra Calcio e Musica è che la seconda non è una gara a chi è migliore. Dovremmo ricordarcelo tutti, ma soprattutto dovrebbe ricordarselo chiunque ha commentato in questi giorni le vicende del Club Tenco.

C’è da fare una breve premessa: il Club Tenco ha una faida interna che l’attraversa da anni, in cui due correnti si fronteggiano: una più legata allo spirito conservatore, l’altra che tende ad “aprirsi”. Ed è quest’ultima al momento che sta guidando il Tenco.

I fatti recenti sono ormai Storia: la Famiglia Tenco, misterioso insieme di persone senza apparente volto né nominativo, si è dissociata dall’attuale gestione per le scelte occorse all’ultima edizione. Certo, in effetti i nomi usati per gli eventi speciali, come AperiTenco e Movida Tenco, sembrano usciti da una distopia hollywoodiana, e non si può negare la scelta infelice.

L’altro punto è stata la messa in mora di Achille Lauro, scelto per aprire l’edizione di quest’anno con “Lontano lontano” di Tenco. Apriti Cielo!

Ora, difendere Achille Lauro per la sua esibizione sarebbe davvero fanatismo puro, e non lo farò. La performance è insalvabile sotto tutti i punti di vista: Achille Lauro è stonato, fuori tempo e intimidito da tutto, non aiutato nemmeno da Morgan, al pianoforte, che spesso e volentieri preferisce svolazzare sui tasti piuttosto che accompagnare il brano.

Però, ragioniamo. Chi ha sbagliato? 

Primo: Achille Lauro.

Nei giorni precedenti Lauro si è difeso rivendicando il suo ruolo di “cantautore”, inimicandosi tutti quanti. Poi si presenta sul palco in maniera approssimativa e zoppicante e non gliela si può far passare liscia. Per essere un Grande, devi comportarti da Grande. Poi, sei Achille Lauro? Vai al Tenco a fare Achille Lauro, non la versione politically correct di quello che la gente pensi sia Achille Lauro. Sarebbe stato giusto vederlo salire sul palco con i chitarroni e stravolgere il brano completamente. Ci sarebbero stato comunque polemiche? Certo, ma almeno avrebbe potuto dire “io sono questo e lo faccio così, se mi avete chiamato era perché volevate questo”. Invece con la sua performance mediocre ha solo dato adito agli hater di screditarne l’indubbio talento.

Secondo: ha sbagliato il Club Tenco.

Perché è innegabile che chiamare Achille Lauro sia un pretesto per fare rumore, cercare i titoli dei giornali e attirare un pubblico che probabilmente non c’entra nulla col Premio Tenco. Ci sono molti modi – direbbe Manuel Agnelli – per spostare lentamente l’attenzione al grande pubblico, e ci vuole anche una certa grazia, che manca.

Terzo: ha sbagliato la “Famiglia Tenco” (?).

Ovviamente è “casa loro” e decidono loro cosa e come comportarsi, ma o si è d’accordo con la linea editoriale del Premio o si fa un passo indietro e si leva il benestare familiare tout court. Così, invece, si pretende di “salvaguardare” il nome di Tenco stando in una comoda zona di mezzo che dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Fermo restando che parlare a nome di Luigi Tenco 52 anni dopo la sua morte lascia il tempo che trova, chi ha deciso poi che il Club Tenco o peggio la Famiglia Tenco (??) possa decidere chi o cosa è o non è “canzone d’autore” o un “cantautore”? Dove sta scritto che il “cantautore” non possa essere un performer e avere commistioni di genere? L’atteggiamento passivo-aggressivo nei confronti di Achille Lauro è davvero immaturo e sintomo di un profondo malessere interno al Premio.

Quarto: abbiamo sbagliato tutti noi.

Parlando solo e soltanto di questa polemica e del povero Lauro. Una performance sbagliata non può rovinare una carriera e certo la memoria di Tenco non ne esce meglio se la si immerge nel livore. Il Premio Tenco è criticabile e attaccabile, ma oltre ad Achille Lauro ha visto performance e premiazioni di primo livello, come il giovane e fenomenale Fulminacci, passato quasi in sordina nonostante la Targa per l’opera prima “La vita veramente”.

Non trasformiamo la musica in una rissa da bar, in un litigio tra tifosi. Il Club e Premio Tenco sono ancora realtà capaci di dare tanto alla musica, premiando e valorizzando i migliori autori italiani. Concentriamoci su questo: costruire invece di distruggere, celebrare invece di demolire e smetterla di considerare tutto sacro, inviolabile e intoccabile.

Il futuro lo si crea elaborando il passato. Anche se con qualche errore. Altrimenti è una partita che perdiamo tutti quanti.

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