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La “Gioventù bruciata” di Mahmood è il miglior pop in Italia

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GIOVENTÙ BRUCIATA | LA RECENSIONE

Proviamo a immaginare per un attimo il pop italiano come una grande stanza. Fatto? Allora Mahmood e il suo “Gioventù bruciata” è la brezza d’aria fresca che toglie via tutta l’aria stantia e polverosa da quella stanza.

A pensarci, tutto sembrava remare contro Mahmood. Il primo e più arduo compito era infatti dover giustificare la propria vittoria al Sanremo di quest’anno: lui, pressoché sconosciuto, che arriva e batte Ultimo, eroe del grande pubblico. Follia.

Poi, quando la sua “Soldi” è diventata una mega hit, il più arduo compito di dover confermarsi come un artista completo e non una one-hit wonder.

Ecco che tutto il peso ricade su “Gioventù bruciata”, sua prima vera fatica discografica, edita dalla Islands. E – diciamolo subito – Mahmood dà alle ceneri qualsiasi pregiudizio su di sé.

Non si tratta solo della voce più caratteristica e personale uscita qui da noi, in Italia, negli ultimi anni. Mahmood si conferma autore, oltre che interprete, raffinato, efficace, impegnato (non in solitaria) in testi e musica e proponendosi come ibrido di cantautorato e R’N’B, del tutto inedito qui da noi.

Oltre la celeberrima “Soldi” – di cui non c’è neanche più bisogno di parlare – la title track “Gioventù bruciata” prosegue nell’esporre il filo conduttore dell’album: il rapporto travagliato di Mahmood col padre. Lo fa senza retorica, risultando non solo personale quindi, ma anche disperatamente sincero. E così fa in “Mai figlio unico”, che chiude l’album e completa il racconto familiare proponendoci il quadro completo, e un Mahmood fieramente libero.

Ma questa confessione porta con sé tutta la storia dell’artista: c’è, infatti, sempre Milano come cornice narrativa dei brani, correlativo oggettivo che diventa una volta sfondo e l’altra protagonista delle sofferenze umane del cantante. E non è un caso che “Il Nilo sul naviglio” e “Milano good vibes” siano tra i brani migliori dell’album.

E non si può ovviamente non sottolineare l’enorme lavoro di produzione intorno ai brani, che vedono ben quattro diversi produttori (Francesco Catitti, Ceri, Dardust, Charlie Charles, Muut) capaci di tirare fuori un disco che non sfigurerebbe in nessuna playlist internazionale.

In sostanza, “Gioventù bruciata” – parafrasando un famoso film – è il disco che non ci meritavamo, ma di cui avevamo bisogno.

VOTO: 8/10

AGGETTIVO: VINCENTE

TRACKLIST

  1. Soldi
  2. Gioventù bruciata
  3. Uramaki
  4. Il Nilo nel Naviglio
  5. Anni 90 (feat. Fabri Fibra)
  6. Asia occidente
  7. Remo
  8. Milano Good Vibes
  9. Sabbie mobili
  10. Mai figlio unico

ALBUM: GIOVENTU’ BRUCIATA

ARTISTA: MAHMOOD

ANNO: 2019

ETICHETTA: ISLANDS RECORDS

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