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Elettra Lamborghini, “Twerking Queen”: il latino reggaeton trap made in Italy

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Le canzoni di Elettra Lamborghini girano e vengono ascoltate, ma permane l’atroce dubbio che il pubblico sia più interessato al suo cognome che alla sua carriera artistica. L’album oggetto della recensione dovrebbe aiutare a definire esattamente il suo personaggio, a distaccarlo da un cognome troppo pesante… ma non ci riesce

Elettra Lamborghini ha una carriera appena iniziata eppure già a suo modo particolare. Rampolla di una famiglia che non ha bisogno di presentazioni, invece di godersi una lussuosa nullafacenza si lancia in una carriera musicale più difficoltosa del previsto. Conosciuta dapprima nel mondo di lingua ispanica per la sua partecipazione nel 2016 al reality Super Shore, fa la spola fra America Latina, Spagna, UK e Italia alternando tv e musica, con risultati artisticamente discutibili ma con eccezionali riscontri di popolarità. Da noi doveva essere lanciata come la Cardi B all’amatriciana, ma il progetto pare naufragato, così la buona Elettra rimane in uno strano limbo in cui famosa è famosa, le sue canzoni girano e vengono ascoltate, ma permane l’atroce dubbio che il pubblico sia più interessato al suo cognome che alla sua carriera artistica. L’album oggetto della recensione dovrebbe aiutare a definire esattamente il suo personaggio, a distaccarlo da un cognome troppo pesante… ma non ci riesce.

E non ci riesce nonostante Elettra giochi con ironia sul proprio cognome: nel video del singolo dal 122 milioni di visualizzazioni “Pem Pem” appare su una macchina del marchio di famiglia, per poi lanciarsi in canzone dai ritmi latino americani accattivanti. L’immaginario è mezzo latino americano mezzo Trap (alla Maluma per capirci), ma il tutto è laccato e smussato, come se Elettra non volesse spingere mai troppo sul pedale della bad girl per non connotarsi chiaramente. Il risultato è una hit estiva di successo, ma già invecchiata male dopo neanche 2 anni.

Sì dirà che “Pem Pem” era il primo esperimento in ordine temporale. Allora passiamo ad analizzare il secondo: “Mala” è un brano da dancefloor dal ritmo latino in cui la nostra eroina si dichiara fieramente mala chica… chi volesse sapere il perché dal testo non lo capirebbe: “Siempre e sido mala porque nunca e sido buena” “Sono sempre stata cattiva perche non sono mai stata buona”. Nel video qualche indizio in più c’è: problemi con la legge, accenni di baci saffici, ragazze che twerkano come non ci fosse un domani e ovviamente abiti rigorosamente succinti. Il pubblico ringrazia ma non in massa come all’esordio: views ridotte di 2/3 e ascolti in streaming non ecletanti. Qualcosa scricchiola, così si decide che…

Ci vuole un feat di peso, e si scomoda niente meno che Pitbull, uno che di mestiere ormai fa feat. Il restyling dell’immagine è deciso ma non troppo: dance latino con accenni da ballad e autotune non troppo marcato come Trap comanda, Elettra twerka meno ma soprattutto non vuole (scomode?) ballerine di contorno. Meno mala chica e più ragazza della villa accanto, la nostra beniamina inanella un singolo interlocutorio, che convince meno delle precedenti prove, e il pubblico non a caso risponde moderatamente entusiasta.

Se per il mercato estero il feat di peso era quello con Pitbull, per quello tricolore la collaborazione non poteva essere che con il mitico Guè, uno che di mestiere ormai smezza barre a chiunque gliele chieda. Dall’incontro fra i due esce fuori un latino trap stranamente insipido: né latino né trap, anche a livello d’immagine il video si spiaggia in un’anonimo susseguirsi di twerking poco convinto e… primi piani dei protagonisti altrettanto poco convinti d’essere lì, quando potevano darsi alla vacanza. Purtroppo il tutto è troppo ben fatto e laccato per sfocciare nel trash, e troppo poco convinto per essere orgogliosamente kitch.

Se i risultati dei singoli sono questi, che si può dire delle altre canzoni riempitivo dell’album? “Te quemas” è un brano perfetto far scatenare le 12enni su TikTok e nient’altro, “Fuerte” è anonima, “Corazon Morado” in feat con Sfera è l’ennesima marchetta svogliata del King su una base latino trap bruttina, le altre non vale nemmeno la pena nominarle.

In definitiva l’esordio di Elettra è un album interlocutorio, ingenuamente paraculo, a tratti insipido anche se ben prodotto. Invece di mischiare 3 stili musicali con relative estetiche, sarebbe stato meglio scegliere -sia a livello sonoro che d’immagine- 2 stili e miscelarli con più decisione e convinzione: il risultato sarebbe stato decisamente migliore. Così com’è l’album è da evitare, a meno che non abbiate meno di 14 anni e necessità di twerkare come non ci fosse un domani su TikTok.

VOTO: 3/10

AGGETTIVO: EVITABILE

TRACKLIST

  1. Tócame (feat. Pitbull e Childsplay) – 2:41
  2. Corazón Morado (feat. Sfera Ebbasta) – 3:32
  3. Pem Pem – 2:54
  4. Fanfare (feat. Gué Pequeno) – 3:01
  5. Fuerte – 2:37
  6. Te Quemas (feat. MC G15) – 2:41
  7. Pegaditos – 2:52
  8. Maldito Día – 3:24
  9. Ven – 2:59
  10. Mala – 2:56

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